venerdì 6 novembre 2015

Nocività nell'Odissea di Omero


Poi Ermete andò via, sull’alto Olimpo,

per l’isola boscosa. Ed io mi diressi alla casa

di Circe: andavo e il mio cuore era molto agitato.

Mi fermai davanti alle porte della dea dai bei riccioli; fermatomi lì, gridai: la dea sentì la mia voce

e subito uscita aprì le porte lucenti.

Mi invitò: la seguii col cuore angosciato.
Mi guidò e fece sedere su un trono con borchie d’argento, bello, lavorato: c’era sotto uno sgabello pei piedi.

In un vaso d’oro mi preparò un beverone, perché lo bevessi: un farmaco ci mise dentro, meditando sventure nell’animo. Poi me lo diede e lo bevvi, ma non mi stregò;

mi colpì con la verga, mi rivolse la parola, mi disse:

«Va’ ora al porcile, stenditi con gli altri compagni. Disse così; io, tratta l’aguzza lama lungo la coscia, assalii Circe, come fossi bramoso d’ucciderla.

Lei con un urlo corse, m’afferrò le ginocchia


e piangendo mi rivolse alate parole:

«Chi sei, di che stirpe? dove hai città e genitori?

Mi stupisce che bevuti i miei farmaci non fosti stregato. Nessun altro sopportò questi farmaci,

chi li bevve, appena varcarono il recinto dei denti:

una mente che vince gli inganni hai nel petto.
Certo Odisseo tu sei, il multiforme, che sempre l’Arghifonte dall’aurea verga mi diceva sarebbe arrivato, venendo da Troia con la nera nave veloce. 

Commento personale:
La maga Circe fa bere a Odisseo la sua pozione magica nel tentativo di trasformalo in porco. In questa situazione, la maga si rivela ostile nei confronti dei viaggiatori (comportamento nocivo), prepara una pozione magica in grado di trasformare gli uomini in maiali, che di fatto si rivela estremamente nociva per i compagni di Odisseo i quali vengono trasformati in porci dalla dea Circe.

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